Proposta #rituale
8 Aprile 2020fonte: io celebro la pasqua pg. 48-49
Celebrare nella casa è oggi una necessità. Ma questo fatto non rende la cosa più semplice. Perciò si sottolineano solo alcune cose: – non si assiste al rito di un altro, ma si fanno azioni con cui passiamo dalla morte alla vita; – la casa ha le sue abitudini, che dobbiamo sospendere, per guardarle da un altro lato;
- il fatto che siamo “chiusi” in casa aumenta la forza delle abitudini e rende però anche più desiderabile lo “stacco” di cui abbiamo bisogno per celebrare;
- il rito è fatto di parole (non troppe), di azioni (chiare) e di emozioni (profonde); – cerchiamo un luogo, un angolo, un ambiente della casa, che diventerà importante per tutto ciò che faremo;
- in questo luogo poniamo una croce, una Bibbia aperta, un recipiente ampio con dell’acqua, una candela profumata.

I riti di queste giornate si compongono di due veglie (giovedì sera e sabato sera/domenica all’alba), della memoria della passione di Venerdì, del silenzio del sabato. È importante sapere una cosa, che rimane nascosta: sono tre giorni, anche se sembrano 4. Bisogna contarli come facevano gli antichi, da tramonto a tramonto. Si fa così:
- Primo giorno del triduo (dal tramonto di giovedì al tramonto di venerdì): con due momenti di preghiera (giovedì sera e venerdì pomeriggio/sera). È la Pasqua rituale (giovedì) e la Pasqua storica (venerdì).
- Secondo giorno del triduo (dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato): dove la Chiesa tace con il suo Signore che dorme. È la Pasqua escatologica.
- Terzo giorno del triduo (dal tramonto del sabato al tramonto della domenica): con la veglia pasquale che lo apre solennemente. È la Pasqua ecclesiale.
Ogni giorno del triduo è “festa di Pasqua”. Una festa in tre giorni, che poi diventa di 50 giorni, fino a Pentecoste.
Ringraziamo Mauro Festi per la preziosa collaborazione.